SERVO DELLA CHIESA DI CRISTO
Nel 1945 Joseph entrò nel seminario di Frisinga, confermando la sua volontà di incamminarsi
sulla via del sacerdozio per servire la Chiesa di Cristo, l'unico polo di opposizione
all'ideologia distruttiva del nazismo capace di restare in piedi nell'inferno del secondo
conflitto mondiale.
Memori degli orrori della guerra passata, i seminaristi di Frisinga sentivano l'urgenza di
lavorare nella Chiesa per costruire un tempo nuovo e migliore, una Germania migliore, un mondo
migliore. A questo sentimento si aggiungeva una fame di conoscenze che era andata crescendo
negli anni della dittatura hitleriana, nemica della cultura e dello spirito. Nonostante la
scarsità di libri, Joseph si dedicò con zelo alla lettura di testi letterari, scientifici,
teologici, filosofici, scoprendo la passione per sant'Agostino, che non lo avrebbe più
lasciato.
Nel 1947 il ventenne Ratzinger decise di proseguire gli studi nell'università di Monaco, per
penetrare ancora più in profondità nel dibattito culturale del tempo. Dato che molti degli
edifici erano cumuli di macerie, la facoltà di Teologia era stata provvisoriamente trasferita
nell'ex residenza di caccia di Fürstenried e le lezioni erano tenute nella serra del giardino
del castello, rovente in estate e gelida in inverno.
Fondamentali per Joseph furono le dissertazioni di Friedrich Wilhelm Maier, professore di
Esegesi del Nuovo Testamento, il quale aveva fatto un percorso personale del tutto inusuale,
che lo aveva portato anche a un duro scontro con la Chiesa di Roma. Il giovane Ratzinger
ascoltava con grande attenzione le lezioni di Maier, orientate a ricercare un equilibrio tra
liberalismo e dogma, rielaborando personalmente e criticamente i pensieri del grande teologo.
Grazie anche agli insegnamenti di Friedrich Stummer, docente di Antico Testamento, e di Josef
Pascher, sostenitore del movimento liturgico, secondo il quale nel sistema educativo tutto si
fondava sulla celebrazione quotidiana della santa messa, Joseph imparò a "comprendere il Nuovo
Testamento quale anima di tutta la teologia" e capì che "la liturgia ne è il fondamento vitale,
senza di cui essa finisce per inaridirsi".
IL PREDESTINATO
Terminati gli studi teologici nell'estate del 1950, a Ratzinger fu proposto un incarico
gravoso, ma assai prestigioso: la composizione di un lavoro di argomento teologico per un
concorso, al cui vincitore erano automaticamente aperte le porte del dottorato. Il tema scelto
per quell'anno era:
Popolo e casa di Dio nell'insegnamento di sant'Agostino sulla Chiesa.
Joseph vi attese con passione e serietà durante le ferie estive. Portata a compimento la
fatica, nel 1951 poté finalmente prepararsi al grande passo: l'ordinazione sacerdotale, che
ricevette nel duomo di Frisinga il 29 giugno, festa di Pietro e Paolo. Il futuro Papa non
avrebbe mai scordato quella splendida giornata d'estate, definita "indimenticabile, come il
momento più importante della mia vita".
Nel corso della celebrazione accadde un episodio curioso, raccontato dallo stesso Ratzinger
nella sua autobiografia: "Nel momento in cui l'anziano arcivescovo impose le sue mani su di me,
un uccellino - forse un'allodola - si levò dall'altare maggiore della cattedrale e intonò un
piccolo canto gioioso; per me fu come se una voce dall'alto mi dicesse: va bene così, sei sulla
strada giusta".
Splendido e gioioso fu anche il giorno della prima messa celebrata nella chiesa parrocchiale di
Sant'Osvaldo a Traunstein, cui seguì il ministero pastorale che svolse nella parrocchia del
Preziosissmo Sangue a Monaco.
Fu quello un periodo intenso, colmo di compiti faticosi, ma anche di grandi soddisfazioni che
gli arrivarono soprattutto dal contatto diretto con i ragazzi della scuola, con i loro
genitori, con i gruppi giovanili cattolici, con i giovani.
Arricchito dalla pienezza di relazioni ed esperienze umane che la cura pastorale gli aveva
saputo offrire, provò sentimenti ambivalenti quando, nell'ottobre 1952, dovette far ritorno al
seminario di Frisinga per tenere un corso sulla pastorale dei sacramenti per gli studenti
dell'ultimo anno.
Ma un altro gravoso impegno attendeva Joseph: portare a termine l'esame di dottorato, che
all'epoca era una prova davvero impegnativa e che egli superò brillantemente nel luglio del
1953, per la gioia di mamma e papà, guadagnandosi il titolo di dottore in Teologia.
La famiglia Ratzinger nel 1951. In piedi a destra, Joseph
Ratzinger, giovane sacerdote, celebra una messa all’aperto
GLI ANNI DI FRISINGA E BONN
Le giornate radiose piene della gioia per il conseguimento del dottorato lasciarono il posto a
nubi tempestose che nell'estate 1955 si addensarono, del tutto inattese, su Ratzinger. Dal 1953
il teologo era infatti impegnato a stendere la tesi di abilitazione all'insegnamento il cui
argomento riguardava la teologia della storia in san Bonaventura.
Tuttavia, complici una dattilografa lenta, imprecisa e distratta, a causa della quale la tesi
era infarcita di errori, e l'avversità del correlatore, il professor Schmaus, che riteneva le
idee espresse nel testo pericolosamente moderniste, Joseph vide messa in discussione la
possibilità di superare l'esame per l'abilitazione, che non senza fatica e apprensione ottenne
il 21 febbraio 1957.
Ebbe così inizio la carriera accademia di Ratzinger che, nel gennaio 1958 fu nominato
professore di Teologia fondamentale e Dogmatica presso il seminario filosofico-teologico di
Frisinga e nell'estate dello stesso anno ricevette la proposta dell'università di Bonn, che gli
offriva la cattedra di Teologia fondamentale.
Joseph accettò solo dopo aver trovato una sistemazione per i genitori che, trasferitisi a
Frisinga nel 1953, poterono tornare nell'indimenticata Traunstein con il figlio Georg. Costui
nel 1957 aveva terminato gli studi presso la scuola musicale di Monaco, portati avanti insieme
con gli impegni pastorali, e l'anno successivo era stato incaricato di ricoprire il posto di
direttore del coro della parrocchia di Sant'Osvaldo a Traunstein, oltre che di altri compiti
pastorali.
Il 15 aprile 1959 Joseph svolse la sua prima lezione come professore ordinario di Teologia
fondamentale a Bonn di fronte a un uditorio entusiasta. Così come entusiasta del suo nuovo
incarico era Ratzinger, che strinse importanti amicizie all'interno dell'accademia, ma anche al
di fuori.
Da ricordare, in particolare, il suo sodalizio con l'erudito slavista Paul Hacker, maestro di
lingue indiane e ottimo conoscitore di greco e latino, che passò da posizioni luterane e
abbracciò poi il credo cattolico. Con lui Joseph intavolò discussioni finissime, essendogli
debitore soprattutto nei campi della storia delle religioni e della tecnologia.
Purtroppo la felicità di quel periodo fu rattristata per la scomparsa dell'amato padre, morto
nell'agosto del 1958, circondato dall'affetto della moglie e dei figli.
Il giovane studente Joseph Ratzinger a Monaco nel 1955
TRA MÜNSTER E ROMA
Nel 1962 si aprì il Concilio Vaticano II indetto da Papa Giovanni XXIII, a cui Ratzinger
partecipò inizialmente in veste di consulente teologico del cardinal Frings, arcivescovo di
Colonia, e quindi, verso la fine della prima sessione, come teologo del Concilio.
Nel corso dell'assemblea Joseph si mise in luce e divenne celebre, annoverato tra le file dei
"progressisti", di coloro cioè che volevano contrastare l'idea di una Chiesa regnante e
auspicavano un rinnovamento liturgico.
Nel frattempo, Ratzinger, scontratosi con l'università di Bonn, nel 1963 si trasferì
all'università di Münster, dove fu nominato docente di Dogmatica. Ancora una volta, però,
l'idillio accademico fu spezzato dall'annuncio della grave malattia della madre, che chiuse per
sempre gli occhi nel dicembre, assistita fino all'ultimo dall'amore dei figli.
Nel mentre il Concilio andava avanti e Joseph viveva tra Münster e Roma. Il suo amore per la
teologia, che era sempre stato vivido, si accrebbe sempre di più, arricchito dalle dispute
conciliari, tra le quali prendevano sempre più piede il predominio degli specialisti, cioè dei
teologi, sui vescovi, che dai teologi derivavano le loro prese di posizione, e una concezione
della sovranità ecclesiale popolare, che preconizzava un'idea di "Chiesa dal basso", di "Chiesa
del popolo", riforma a cui avrebbe anelato la teologia della liberazione.
La piega che stava prendendo il Concilio preoccupava il teologo Ratzinger, che provava "una
profonda inquietudine di fronte al cambiamento che si era prodotto all'interno del clima
ecclesiale e che era ormai sempre più evidente". Le sue posizioni cominciarono a farsi più
caute, meno "progressiste", tendenza che si accentuò dopo la rivoluzione del 1968.
LA NEFASTA RIVOLUZIONE DEL 1968
La carriera accademica di Ratzinger dall'estate 1966 proseguì a Tubinga, nella prestigiosa
università sveva dove gli fu assegnata la seconda cattedra di Dogmatica.
La salute del teologo, resa precaria dalle eccessive fatiche del periodo conciliare, dalla
conclusione del Concilio (1965) e dall'iniziale pendolarismo tra Münster e Tubinga, era minata
anche dalla preoccupazione per la gravità dei cambiamenti in atto, in primis nell'ateneo di
Tubinga acceso dalla rivoluzione marxista che aveva fatto a pezzi l'esistenzialismo.
Persino la facoltà di Teologia, che anni prima avrebbe agito contro la tentazione marxista, ne
divenne il vero centro ideologico. Nonostante il clima ideologico che si respirava in quel
contesto, Ratzinger poté portare avanti il suo lavoro "in maniera considerevole e feconda".
Ma un ambiente tanto conflittuale non si addiceva alla personalità di Joseph, che, sul
principio del 1969, accettò la seconda cattedra di Dogmatica che gli era stata offerta
dall'università di Ratisbona, dove poté ricongiungersi con il fratello, maestro della cappella
del duomo della città e direttore dei celeberrimi "Piccoli Cantori della Cattedrale di
Ratisbona".
I primi anni di Ratisbona coincisero con l'invito rivolto a Ratzinger da Paolo VI di far parte
della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, istituita dal Papa su insistenza di
diversi vescovi e cardinali, appartenenti in prevalenza all'ala "progressista".
La commissione aveva il compito di "continuare la nuova funzione che durante il Concilio era
stata riconosciuta ai teologi, facendo in modo che i moderni sviluppi della teologia potessero
fin dal principio influire nelle decisioni dei vescovi e della Santa Sede", in modo da
correggere lo strabismo che si era creato tra la teologia da cui partivano i funzionari
pontifici e quella che si sviluppava nelle diverse Chiese locali.
Ratzinger ricorda con piacere le dotte dispute tra eminenti teologi che animarono la
Commissione Teologica.
Negli stessi anni Joseph entrò in contatto con il movimento di don Luigi Giussani, "Comunione e
Liberazione", e fondò la rivista "Communio", stampata inizialmente solo in Germania e in Italia
e successivamente pubblicata in 16 lingue. Il progetto editoriale mirava ad analizzare e
affrontare con gli strumenti della fede la crisi teologica in atto che aveva le sue origini
nella rivoluzione culturale contingente.
Per questo ad apportare il loro contributo alla rivista furono chiamati non solo teologi, ma
anche laici di grande competenza culturale. Gli anni di Ratisbona furono un periodo decisivo
per Joseph, che sperimentò la piacevole sensazione di acquisire sempre più chiaramente una
propria visione teologica. Ma la vita da studioso del teologo Ratzinger stava per terminare.